Il Ministero del Lavoro ha pubblicato i nuovi parametri applicabili su coloro che andranno in pensione dal primo gennaio del 2025 sino al 31 dicembre del 2026 e si aspettano delle riduzioni, in rapporto ai valori odierni, che vanno dal 1,5 al 2,18%. La notizia è giunta tramite il decreto del ministero del lavoro n. 436/2025.
Il decreto fissa, dunque, i nuovi coefficienti di trasformazioni applicabili nel biennio 25/26 ed è il settimo aggiornamento portato avanti dalla Riforma Dini (lancio del cosidetto sistema contributivo); i precedenti aggiornamenti sono stati nel 2010, con il primo, il secondo nel 2013 e in seguito nel 2016, 2019, 2021 e infine nel 2023.
I coefficienti di trasformazione
La nostra pensione, all’interno del sistema contributivo, viene determinata con una semplice operazione così riassumibile: retribuzione pensionabile annuale x aliquota di computo (pari al 33% per i lavoratori dipendenti e 22,65 per quelli autonomi). La cifra ottenuta viene quindi rivalutata secondo il coefficiente di capitalizzazione che è legato all’andamento del PIL degli ultimi cinque anni.
La somma, rivalutata secondo i parametri descritti prima, si traduce infine in pensione tramite i coefficienti di trasformazione che vengono aggiornati ogni due anni modificandosi in proporzione alle aspettative di vita stabilite dall’ISTAT. I coefficienti, in tal senso, sono strettamente correlati all’età anagrafica dei singoli lavoratori al momento della riscossione della pensione.
Le nuove cifre del 2025/2026
Teniamo presente che i coefficienti sono più alti (dunque ciò si traduce in quote di montante contributivo maggiori in pensione) tanto più grande è il lavoratore al momento della decorrenza (questo perchè più si è anziani e più si abbassa la speranza di vita). Per legge i coefficienti vengono calcolati nel periodo compreso tra i 57 e i 71 anni. I coefficienti sono applicati nei confronti di:
- lavoratori ricompresi nel sistema misto del 1996 (18 anni di contributi al 31/12/1995)
- lavoratori ricomprensi nel sistema misto del 2012 (18 anni di contributi al 31/12/1995)
- lavoratori in possesso di anzianità contributiva al 31/12/1995 con liquidazione della pensione a sistema interamente contributivo
- lavoratori privi di anzianità assicurativa al 31/12/1995
Per quanto riguarda le revisioni precedenti a quella odierna, possiamo dire che tranne il 2022 (per effetto della pandemia degli anni precedenti) sono state tutte negative producendo in tal modo un abbassamento dei rendimenti (che si è dunque tradotto in un accrescimento della speranza di vita). Per quello in arrivo, invece, possiamo dire che non si distaccherà per nulla da questi ultimi.
I coefficienti 25/26 sono attesi con andamento negativo, rispetto al biennio passato, e si avrà una riduzione dei parametri che variano tra 1,55 (entro i 57 anni di età) e 2,18% (ai 71 anni di età). Per fare un esempio, in caso di montante contributivo accumulato pari a 200.000,00 euro entro i 62 anni, chi va in pensione nel 2024 ottiene un assegno di circa 751,00 euro mensili lordi mentre chi va in pensione nel 2025 ottiene un assegno di circa 737,00 euro mensili lordi.